Vai al Contenuto Raggiungi il piè di pagina

  • Home
  • Lasciati ispirare
  • Distretti del Cibo
  • Academy
  • News
Iscriviti

Aree interne: tra verdetti di declino e visione bioregionale

Home News Aree interne: tra verdetti di declino e visione bioregionale
8 Luglio 2025

Negli ultimi anni, specialmente in epoca COVID, si è tornati a discutere di aree interne, di borghi, montagne, valli e campagne come luoghi da valorizzare, da abitare, da rivitalizzare. Ma le politiche pubbliche hanno preso direzioni diverse e spesso incoerenti.

Da un lato, il Piano Nazionale Borghi, inserito nel PNRR, ha destinato oltre un miliardo di euro a 250 piccoli comuni con l’obiettivo di innescare processi di rigenerazione economica, culturale e sociale. Dall’altro, il Piano Strategico Nazionale per le Aree Interne (PSNAI 2021–2027) ha introdotto una visione più disincantata: in ampie porzioni del Paese lo spopolamento è ritenuto “irreversibile”, e l’unica azione proposta è un “accompagnamento dignitoso al declino”.

Si tratta di un passaggio critico perché quando si smette di pianificare il futuro, si sancisce il tramonto.

E così, senza un vero progetto rigenerativo, la realtà finisce per conformarsi alle previsioni: meno abitanti significa meno investimenti, meno servizi, meno opportunità. E meno oppurtunità significano meno abitanti, in un ciclo vizioso che rappresenta la profezia che si autoavvera.

Ma un’alternativa esiste, ed è già praticabile. Si chiama approccio bioregionale.

L’approccio bioregionale: territori come servizi ecosistemici vitali

Pensare in termini bioregionali significa abbandonare la logica centro-periferia. Significa superare la dicotomia tra città e campagna e iniziare a leggere il territorio come un sistema ecologico, sociale ed economico interconnesso, in cui ogni area – anche la più remota – svolge una funzione essenziale per il benessere collettivo.

Le aree interne non sono solo luoghi da “ripopolare”, ma territori funzionali: presidiano l’acqua, custodiscono la biodiversità, assorbono CO₂, producono cibo, mantengono il paesaggio, tramandano cultura. Sono la spina dorsale invisibile che consente alle aree urbane di vivere. Ignorarne il valore significa compromettere la resilienza dell’intero sistema.

L’approccio bioregionale ci invita dunque a riequilibrare le relazioni tra territori, riconoscendo che le città non possono sopravvivere senza le campagne, così come le aree rurali non possono prosperare isolate. Occorre costruire alleanze, ridurre le distanze, attivare filiere territoriali, creare sistemi di vita fondati su reciprocità, prossimità e cura.

Una visione per l’Italia: da fanalino di coda a modello globale

L’Italia si trova a un bivio storico. Ha quasi perso la sfida sull’alta tecnologia e sta progressivamente cedendo terreno nell’industrializzazione tradizionale, ma può ancora vincere una sfida di civiltà: diventare un modello internazionale di gestione integrata dei territori.

Le aree interne possono diventare luoghi di accoglienza e benessere, dove ritrovare ritmi e attività a misura d’uomo; possono fungere da “Hub di sostenibilità”, in grado di mitigare crisi ambientali e sociali; possono esercitare la funzione di presìdio culturale e democratico, capaci di trasmettere identità, resilienza e senso di comunità.

Per farlo, serve il coraggio di una politica lungimirante e di una società capace di investire nel capitale territoriale più prezioso: le persone che vivono e custodiscono il paesaggio, ogni giorno, lontano dai riflettori.

Una nuova governance per le Aree Interne

Cosa servirebbe davvero per invertire la tendenza e diventare un modello globale?

Anzitutto, occorrerebbe riconoscere formalmente nei nostri ordinamenti la funzione dei servizi ecosistemici come componente vitale per la tutela dei beni comuni da cui dipende il benessere collettivo.

Per valorizzare e custodire questi servizi, sarebbe necessario introdurre una fiscalità di vantaggio rivolta non solo all’agricoltura, all’artigianato e al turismo sostenibile, ma anche ai cittadini che scelgono di abitare o tornare a vivere nelle aree interne.

Andrebbe rilanciata la filiera agroalimentare corta, capace di connettere in modo virtuoso le campagne con i centri urbani, e promossi patti città-territorio per la gestione condivisa di risorse come l’acqua, i boschi, i pascoli e il paesaggio.

Ma rigenerare le aree interne richiede anche investimenti nei servizi di prossimità: strutture sanitarie decentrate come le case della salute, presìdi educativi, sportelli multifunzionali e reti di assistenza che restituiscano dignità alla vita quotidiana.

Infine, serve un nuovo slancio culturale: investire nella formazione alla sostenibilità, nella connessione digitale (banda larga, coworking rurali, piattaforme collaborative) e in strumenti che permettano alle giovani generazioni di costruire il proprio futuro nei territori, senza doverli abbandonare.

I distretti del cibo: un esempio concreto di bioregione in azione

In questa prospettiva, i Distretti del Cibo italiani rappresentano uno degli strumenti più promettenti. Nati per iniziativa del Ministero delle Politiche Agricole, i distretti riuniscono produttori, enti locali, associazioni e cittadini attorno a un progetto condiviso di sviluppo agroalimentare e territoriale.

Ma il loro ruolo va ben oltre la promozione del prodotto tipico o del marchio territoriale. I distretti del cibo mettono in pratica una governance integrata del territorio: favoriscono la transizione agroecologica, costruiscono filiere corte, contrastano lo spreco alimentare, rafforzano l’identità culturale, incentivano il turismo lento e sostenibile, stimolano l’occupazione giovanile e la formazione locale.

In molte zone d’Italia, dai Distretti Rurali Toscani al Parco del Cilento alla pianura Veneta, questi distretti stanno dimostrando che è possibile valorizzare le aree interne senza snaturarle, trasformandole in nodi vitali di una nuova economia territoriale. Economia che non punta sulla crescita indiscriminata, ma sulla qualità della vita, sulla coesione sociale e sulla rigenerazione ecologica.

I distretti del cibo, in fondo, sono bioregioni operative: forme concrete di riconnessione tra persone, ambiente e produzione. Dimostrano che ripensare il ruolo delle aree interne non è solo possibile, ma già in atto.

Weetico: ricostruire comunità territoriali

In questo scenario, Weetico si inserisce come piattaforma attiva per la costruzione di comunità alimentari resilienti, fondate sulla prossimità, la fiducia e la solidarietà. Il cuore del progetto non è solo il cibo, ma la relazione: tra chi produce e chi acquista, tra chi abita in città e chi vive la campagna, tra territori diversi ma interdipendenti.

Weetico favorisce la creazione di gruppi di acquisto territoriali, attiva modelli di e-commerce collettivo, semplifica la logistica, restituisce centralità ai piccoli produttori e promuove una cultura del consumo consapevole. Ogni acquisto assume valore politico e comunitario: è un modo per dire che il cibo non è merce anonima, ma frutto di storie, territori, stagioni e scelte.

Come i distretti del cibo, anche Weetico lavora per riorganizzare il territorio su base bioregionale. Non attraverso la grande distribuzione, ma con strumenti digitali pensati per il mutualismo. Non con la logica del profitto, ma con quella della giustizia alimentare. Non come marketplace, ma come infrastruttura di relazioni.

Laddove le politiche pubbliche sembrano oscillare tra l’utopia e la rinuncia, Weetico costruisce possibilità reali, radicate, quotidiane. Perché il futuro delle aree interne italiane non sarà deciso da un piano strategico o da un bando, ma dalla capacità collettiva di immaginare nuove funzioni, nuovi legami, nuovi modi di abitare.

E in quel futuro, Weetico vuole esserci. Con i produttori. Con i cittadini. Con i Territori.

Vuoi farne parte anche tu?

L'app di Weetico non è ancora disponibile, ma puoi registrarti alla nostra lista di attesa per essere tra i primi ad utilizzarla appena verrà rilasciata. Iscriviti ora e ti aggiorneremo regolarmente fino a quando saremo pronti.

Newsletter [IT]
Newsletter consent
Privacy
Inviando questo modulo accetti l'informativa sulla privacy. Clicca sul link per leggere la Privacy Policy.

Intervento finanziato con risorse FSC 2021/2027
Regione Toscana- Delibera CIPESS 79/2021

E-Community Rete di Imprese

Via Persio Flacco 4

56048 Volterra

Pisa (IT)

Per info: info@weetico.it
Whatsapp: +39 338 6952537

  • Home
  • Lasciati Ispirare
  • Distretti del Cibo
  • Privacy Policy
  • Cookie Policy
  • Preferenze Privacy

Seguici su:

Powered by: Venticinquanta Srl. - Copyright © 2025 Weetico.it - Tutti i diritti riservati